Cantina Vinicola PL42

Montenero d’Orcia, Grosseto
Consulente enologo: Rui Cunha
Consulente agronomo: Gonçalo Sousa Lopes
Fotografie modelli: João Ferrand

Il progetto è situato nello straordinario contesto paesaggistico della Val d’Orcia ai piedi del Monte Amiata dove la viticoltura di pregio vive uno sviluppo intenso ed inizia a caratterizzare il territorio insieme alle più tradizionali forme di agricoltura (l’uliveto, il frutteto, il pascolo e il seminativo) e di paesaggio (i boschi di lecci, querce e castagni).

Riguarda la definizione del layout di allevamento della vite nei terreni del Podere, e il disegno della cantina coerentemente con le stime di produzione derivanti da tale schema di impianto.

La specificità tecnica e disciplinare del programma hanno richiesto un approfondimento preliminare in merito alle tecniche (locali e internazionali) di allevamento della vite e di vinificazione, uno studio dei vitigni autoctoni e tradizionali (caratteristiche organolettiche, sistema di allevamento, rese produttive), e una analisi dei dati climatici rilevati negli ultimi quindici anni dalla stazione meteorologica locale.

La base concettuale del progetto, avviato in forma accademica, scaturisce dalla analogia che lega il concetto enologico di “Terroir” e quello architettonico di “Luogo”.

“Il Terroir” è “Il Luogo” della produzione vinicola: rappresenta l’identità, ossia l’insieme di caratteristiche (suolo, clima e tradizioni) che insieme imprimono unicità e tipicità al vino che vi è prodotto.

La proprietà si sviluppa in forma di mezzaluna intorno all’antico casale e offre una visuale estesa delle colline di Montalcino e dei suoi castelli; alle sue spalle il Monte Amiata.

La morfologia del terreno ne compromette l’unitarietà: nel centro, in direzione nord-sud, un fossato taglia e divide il terreno in versanti differenti (per esposizione, pendenza e caratteristiche pedo-geologiche). Questa frammentazione rappresenta un ostacolo alla gestione efficiente del vigneto, soprattutto nelle fasi concitate delle vendemmie in cui è fondamentale ridurre i tempi delle operazioni per preservare la qualità delle uve.

Il progetto si concentra quindi sulla relazione tra morfologia, requisiti tecnico-funzionali e inserimento nel paesaggio.

La strategia insediativa dell’edificio rappresenta la sintesi delle relazioni tra questi fattori: il fabbricato è disposto in corrispondenza del fossato, si appoggia sui lembi di terra contrapposti e li unisce. É un ponte.

Collocato nel settore inadatto al vigneto, ottimizza l’efficienza e la capacità produttiva del Podere.  

Nell’affermare la propria identità infrastrutturale, ancor prima che produttiva, diventa parte integrante del paesaggio.

Il suo orientamento e la sua posizione rispetto al declivio aspirano a garantire condizioni idonee di ombreggiamento e raffrescamento naturale all’interno dell’edificio. Il bosco, al di sotto, può crescere inalterato e interagire rinfrescando.

Le funzioni sono organizzate in un layout continuo e rotazionale che si sviluppa spazialmente intorno al vuoto centrale (e sospeso): questo spazio costituisce il cuore della cantina e sintetizza il rapporto tra la morfologia del terreno e la speciale condizione tipologica dell’edificio-ponte.

Trasformare un processo produttivo in spazio architettonico significa comprenderlo e interpretarlo; andare oltre la semplice predisposizione di un inespressivo per quanto efficiente organigramma funzionale, ma cogliere l’opportunità di portarlo oltre. Trasformarlo in un sistema di relazioni che leghino indissolubilmente il suo funzionamento al suo contesto.